
Un tristellato a CityLife, con il design dello studio Andrea Maffei Architects
Nel panorama di una Milano in continua evoluzione, in cui i grattacieli di CityLife ridisegnano lo skyline metropolitano, nasce DaV, la nuova creatura gastronomica dei tristellati fratelli Cerea, che porta in città l’eccellenza di Da Vittorio. Questo avamposto urbano del celebre ristorante di Brusaporto si insedia al primo piano della Torre Allianz di Arata Isozaki e Andrea Maffei Architects, trasformando 530 metri quadri di ex spazi corporate in un sofisticato laboratorio di cucina contemporanea. Un’operazione di fine dining dove l’architettura non fa da semplice cornice, ma diventa un ingrediente attivo dell’esperienza gastronomica.
Una visione architettonica tra cielo e metropoli
Il concept progettuale di Andrea Maffei rompe gli schemi tradizionali della ristorazione di lusso milanese. La sfida era evidente: trasformare uno spazio corporate anonimo in un ambiente capace di evocare le atmosfere delle grandi metropoli come New York, Tokyo o Shanghai, rispondendo alle aspettative di un pubblico giovane e metropolitano.

“Dentro la Torre Allianz abbiamo immaginato un luogo sospeso tra la città e il cielo – afferma Andrea Maffei – Pietra e legno dialogano, creando contrasti di luce e ombra che avvolgono chi entra. Le boiserie geometriche celano passaggi, come quinte di un teatro urbano, mentre la terrazza apre lo sguardo sul paesaggio milanese. Il ristorante DAV non è solo uno spazio per sostare, ma un’esperienza sensoriale che unisce intimità e ritmo metropolitano.”
La distribuzione planimetrica sfrutta intelligentemente i due core strutturali della Torre: cucina a nord, reception a sud, mentre il lungo spazio rettangolare centrale si trasforma in un percorso fluido che accompagna l’ospite dal cocktail bar di accoglienza fino alla terrazza esterna di 600 mq. Tutti gli ambienti sono unificati dalle stesse finiture per creare un’esperienza spaziale continua, dove il cliente diventa protagonista di un viaggio architettonico.
Design geometrico e scenografia materica: l’arte delle superfici

L’elemento iconico è la spettacolare boiserie in legno ciliegio, introdotta da Maffei: un sistema di piramidi geometriche che ruotano seguendo logiche algoritmiche, creando un wallpaper tridimensionale che si sviluppa lungo tutto il perimetro del ristorante. Le luci radenti dall’alto enfatizzano il gioco chiaroscurale, trasformando la parete in una scenografia dinamica che muta durante la giornata.
Il resto dell’ambiente dialoga con la boiserie attraverso una palette materica sofisticata: pavimenti e rivestimenti in gres pietra piasentina Laminam grigio chiaro definiscono la base neutra, mentre i banconi – bar, antipasti e pizza box vetrato per le preparazioni live – sono rivestiti in pietra Thala grigio chiaro plissettata. I cuochi diventano performer visibili, trasformando la preparazione dei piatti in spettacolo per gli ospiti. Il lighting design abbandona l’illuminazione diffusa tradizionale per una regia luminosa da urban lounge: faretti orientabili disegnano cerchi di luce sui tavoli, mentre il soffitto si trasforma in quinta scenica attraverso lunghi listelli in legno grigio scuro che scandiscono il ritmo degli infissi di facciata, celando pannelli fonoassorbenti per un comfort acustico raffinato.

La terrazza sospesa: un giardino metropolitano su Milano
La terrazza esterna di 600 mq diventa il green lounge del ristorante, un giardino sospeso dove architettura e natura dialogano in equilibrio perfetto. Al centro, un bancone per cocktail e antipasti – rivestito con le stesse pietre degli interni – funziona come fulcro distributivo attorno al quale si dispongono tavoli e sedute. Il layout segue organicamente le curve delle aiuole verdi, creando un paesaggio fluido che trasforma ogni tavolo in un’isola privata immersa nel verde. Durante l’estate, eleganti tende avvolgibili offrono protezione dal sole, mentre le ampie vetrate della Torre garantiscono una continuità visiva totale tra il ristorante interno e questo giardino metropolitano sospeso.

DaV non è solo un ristorante, ma il manifesto di una nuova Milano verticale, dove l’alta cucina contamina i linguaggi dell’architettura contemporanea. Un esperimento di urban hospitality che anticipa il futuro dei grattacieli multifunzionali, capaci di rigenerare l’identità urbana attraverso l’esperienza gastronomica.Forse in un futuro non troppo lontano i grattacieli non saranno più monofunzionali contenitori per uffici, ma un esempio di “Terzi Luoghi” ipotizzati da Ray Oldenburg, ovvero ecosistemi urbani dove ristorazione, cultura e business si ibridano in nuove tipologie di incontro metropolitano.


